Abbiamo intervistato Alfredo Di Vasta, colui che due anni fa insieme a Daniele Gabriele ha riportato in vita una società storica del calcio italiano che nella seconda metà degli anni ’20 fece due finali scudetto con Bologna e Juventus.

Di Vasta come nasce l’idea Alba Roma?

“Per paradosso nel periodo più brutto che tutti noi abbiamo affrontato: il lockdown. Con Daniele già da anni avevamo una società di calcio ma volevamo crescere e pensammo di farci carico noi di riportare in vita una società che tanto aveva dato al calcio romano e italiano”.

E non vi spaventava avviare un progetto simile in quel periodo?

“Sapevamo che non sarebbe stato facile ma non ci siamo spaventati. Ci siamo messi a lavorare in silenzio partendo dall’organigramma. Ci siamo circondati di grandi professionisti, ognuno nel proprio settore, ai quali come prime caratteristiche chiedevamo passione e senso di appartenenza. Un esempio è Viero Vignoli, ex giocatore professionista, da sempre con noi, un vanto e un piacere saperlo uomo Alba. Poi abbiamo affidato il ruolo di Direttore Tecnico a Walter Campanile che si occupa non solo di strutturare tutto quello che attiene al campo ma anche di formare i nostri allenatori”.

In che senso?

“Walter ha più di 20 anni di esperienza di campo, ha messo a disposizione il suo bagaglio calcistico e ha dato vita ad una nuova tipologia di allenamento definito “Metodo Alba” con lo sviluppo dell’1VS1. Anche questo, oltre all’organizzazione societaria, contribuisce ad aumentare il senso di appartenenza tanto negli allenatori quanto nei ragazzi”.

Ed i ragazzi in campo come rispondono?

“Nella scuola calcio molti genitori sono rimasti sorpresi dal cambiamento radicale dei metodi di allenamento, comprendiamo che inizialmente non è facile capire e condividere le novità, ma noi eravamo sicuri del percorso intrapreso che porta ad una crescita tecnica ed emotiva, crea un aumento dell’autostima della quale loro per primi ne traggono i benefici. Già si vedono i risultati al secondo anno. Nell’agonistica abbiamo già avuto tre promozioni, Prima Squadra, Under 17 e Under 18. Vorremmo mantenere il passo ed andare avanti con gli stessi esiti. Del resto per scelta non abbiamo voluto scorciatoie unendoci a nessuno e siamo partiti da zero in tutte le categorie”.

E il successo delle maglie?

“Con Ezeta abbiamo fatto un ottimo lavoro rispettando la tradizione ma sposando anche l’innovazione nei tessuti e nei modelli. E’ un successo incredibile, ne hanno parlato le testate più famose al mondo e ce le chiedono ogni giorno da tutti i continenti. Abbiamo dovuto creare una struttura apposita per gestire lo shop online e ci sono due negozi di Londra che le vendono. Io e Daniele siamo tanto sorpresi quanto felici. I nostri canali social hanno raddoppiato i follower, molti hanno piacere nel seguirci e sono curiosi di scoprirci e vedere quello che facciamo”.

Sembrerebbe tutto perfetto o c’è qualcosa che ancora manca?

“Qualcosa da migliorare c’è sempre anche perché noi crediamo che quello che va bene oggi potrebbe non andare domani. Ma se proprio lo vuole sapere quello che a noi manca è il campo ad 11, la nostra casa. In una zona vicina all’Empire, dove attualmente c’è la Scuola Calcio, abbiamo un progetto depositato da anni e già finanziato, un investimento che mi creda ci tremano le gambe solo a pronunciarlo ma che siamo ben disposti ad affrontare”.

E il problema quale è?

“Il problema è che la burocrazia ed altre situazioni stanno rallentando tutto ma noi continuiamo ad essere fiduciosi nelle istituzioni e speriamo che la situazione venga definitivamente risolta a breve. Forse si vede la luce e noi diciamo sempre ai nostri collaboratori che in fondo una piccola luce è quella che si vede ogni mattina quando rinasce l’Alba”.